Monday, August 21, 2006,2:26 AM
Materiali per il WorkShop del 3-10 settembre
APPUNTI A MARGINE
Manuale (minimo) di sopravvivenza di un artigiano della comunicazione
Pietro Orsatti
1 luglio 2006
1. senza strumenti
"Uno dei problemi cruciali di queste teorie è la supposizione secondo cui la cultura è in gran parte fissa e invariabile, il che permette al mondo di essere ordinatamente suddiviso in «civiltà» o «culture». Tutto questo ignora il fatto che, sebbene ci possa essere una notevole continuità nei valori e nelle tradizioni delle società, anche le culture variano e raramente sono omogenee. Quasi tutte le società hanno intrapreso mutamenti nei valori - per esempio, mutamenti nei valori relativi al ruolo delle donne e all'uguaglianza di genere durante il secolo scorso. Ovunque si sono verificati cambiamenti radicali nelle pratiche sociali, dai cattolici in Cile ai musulmani nel Bangladesh ai buddisti in Thailandia. Tali cambiamenti e tensioni all'interno delle società portano a un cambiamento politico e storico, cosicché ora l'argomento prevalente nelle ricerche antropologiche riguarda il modo in cui i rapporti di potere influenzano tali dinamiche. Paradossalmente, proprio adesso che gli antropologi hanno rinunciato al concetto di cultura, bollandolo come un fenomeno sociale limitato e immutabile, stiamo as-sistendo alla crescita dell'interesse politico tradizionale intorno alla scoperta dei valori e delle caratteristiche fondamentali di «un popolo e della sua cultura».A causa delle loro pericolose implicazioni politiche, le teorie sul determinismo culturale meritano un giudizio critico. Esse possono alimentare il sostegno per le politiche nazionaliste, che screditano o calpestano le culture «inferiori» che dimostrano di trovarsi sulla strada dell'unità nazionale, della democrazia e dello svilup-po. Tali attacchi ai valori culturali finirebbero poi per alimentare le reazioni violente che potrebbero mantenere vive le tensioni sia all'interno dei paesi sia tra di essi".

Da "LO SVILUPPO UMANO RAPPORTO 2004" - UNDP

Il modello ultraliberista non produce automaticamente libertà. Il liberismo, inteso come estrema ratio di un contesto autoreferenziale come quello espresso dalla nostra società di produzione e consumo, crea una realtà di esclusione, impoverimento culturale, svuotamento di valori quali la solidarietà, il mutualismo e la libertà di espressione. Tutto avviene all'interno di una distorsione o forzatura del contesto globale in cui si agisce. Anche l'arte, la produzione culturale, l'informazione, si adeguano al bisogno di selezione e semplificazione del "o nuoti o anneghi". Non si racconta o rappresenta l'insieme, ma solo quello che conviene, o che esteticamente e culturalmente si adegua al bisogno produttivo. Per quanto riguarda il mondo dell'informazione e della produzione culturale in occidente - settori che in qualche modo dovrebbero aiutare a comprendere e a affrontare gli attuali mutamenti della società - stiamo attraversando una fase di sterilizzazione per sovraesposizione.


(... L'articolo prosegue qui)
 
posted by Pietro Orsatti
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